Mentre la storia si ripete, la nostra fiducia nella scienza “ufficiale” si riduce progressivamente.
Le acquisizioni scientifiche in tema di astroarcheologia e sull’evoluzione dell’essere umano sono cosi pericolose da divulgare che sono ampiamente e deliberatamente manipolate.
James Smithson fu un chimico britannico che mori a Genova il 27 giugno 1829. All’atto della sua morte lasciò un ingente somma di denaro per fondare un istituto che avrebbe dovuto interessarsi delle origini dell’uomo e della sua evoluzione. Nel 1835 fu fondato lo Smithsonian Institute, finalizzato alla promozione del sapere negli Stati Uniti; purtroppo sembra che il sapere lo abbiano tenuto strettamente nascosto. In realtà, pare che il signor Smithson fosse un po’ razzista e non desiderava si scoprisse quanto la storia degli indiani d’America fosse ricca di cultura. Gli indiani dovevano essere visti come dei selvaggi e l’uomo bianco come una super razza; progetto ampiamente condiviso dall’allora presidente degli Stati Uniti Andrew Jackson. Quell’anno il presidente informava il Congresso della donazione di 500.000 dollari (equivalenti a circa 9.235.277 dollari attuali); rimane un mistero come avesse disponiblita’ di una cosi’ ingente somma un signore inglese che non mise mai piede negli Stati Uniti.
Richard J. Dewhurst descrive le azioni di copertura effettuate dallo Smithsonian Institute per negare l’esistenza di reperti antichi, quali gli scheletri giganti trovati in tutte le parti del mondo. E’ chiaro come lo Smithsonian Institute abbia volontariamente distrutto reperti che avrebbero senz’ombra di dubbio dimostrato non solo che la storia americana sia non quella descritta, ma anche e soprattutto che la “super intelligenza” dell’uomo bianco di origine anglosassone che invase quelle terre era solo una pallida ombra di quella che aveva caratterizzato gli uomini che migliaia di anni prima avevano abitato le zone colonizzate dagli yankee. Fulvio Fusco riporta che:«ļames Vietra, un ricercatore indipendente americano, ha scovato una foto negli archivi dello Smithsonian Ethnology Report, scattata durante una lezione del professor McGee nella quale si vede uno scheletro gigante della statura di circa 2,80 metri, poi venduto allo Smithsonian Institute per la cifra di cinquecento dollari. Lo scheletro apparterrebbe alla cosiddetta cultura dei costruttori di Tumuli, un’antichissima popolazione del Nord America”. Che fine abbia fatto questo reperto nessuno lo sa. Qualche tempo fa’il World News Daily Report riporto’che lo Smithsonian Institute ammise di aver distrutto centinaia di prove riguardanti l’evoluzione umana e di cui era entrato in possesso nel secolo scorso e, in seguito a tale indagine, la Suprema Corte degli Stati Uniti ingiunse di pubblicare i documenti nascosti. Ma come oggi, le fonti autorevoli e le importanti inchieste giornalistiche che ne hanno svelato l’inganno vengono fatte passare come “fake news”. Impressionanti a questo proposito le ricerche dell’archeologo inglese Graham Hancock sulla preistoria del continente americano e sulle civilta’ evolute dell’era preglaciale; nonostante le evidenze viene ferocemente contestato dal mondo accademico che non puo’ permettersi di cambiare il paradigma delle conoscenze consolidate. Ma ormai e’ chiaro, sarebbe dirompente per la nostra societa’ conoscere la verita’; la storia si ripete e non tutti possono permettersi il prezzo costoso della conoscenza e della felicita’.