LO SCOMPENSO CARDIACO

 

Lo scompenso cardiaco è una condizione clinica complessa caratterizzata dal fatto che il cuore presenta difficoltà a svolgere la sua normale funzione meccanica che consiste nel riempirsi di sangue e nel pomparlo in periferia, distribuendo ossigeno e sostanze nutritive a tutti gli organi. I sintomi principali sono la stanchezza., la difficoltà respiratoria e la ritenzione di liquidi. Nel nostro paese ci sono circa 500.000 soggetti affetti da scompenso cardiaco, e 100-150.000 nuovi soggetti sono affetti ogni anno da questa patologia 3-4.

 

 

Se negli ultimi 30 anni si è assistito ad una diminuzione della prevalenza delle malattie cardiovascolari, al contrario, per quanto riguarda lo scompenso cardiaco, si è registrato un aumento della sua prevalenza. Nel nostro paese per esempio, mentre la tendenza dei ricoveri ospedalieri per eventi coronarici maggiori negli anni 1996-2001 erano in riduzione, quelli per scompenso cardiaco erano in progressiva crescita. Le cause che possono giustificare un incremento dell’incidenza dello scompenso, cioè dei nuovi casi, possono individuarsi nell’invecchiamento della popolazione generale, nella riduzione della mortalità nelle fasi acute dell’infarto miocardio, nell’aumento della prevalenza di condizioni cliniche predisponenti come il diabete, l’ipertensione, l’obesità. Chi ha problemi di insufficienza cardiaca presenta una facile affaticabilità e la comparsa di affanno per attività che prima svolgeva senza problemi: è questo il segnale che la funzione di pompa del cuore è alterata. In casi gravi, questo comporta difficoltà di respirazione se sdraiati, gonfiori alle caviglie e alle gambe, debolezza, talvolta palpitazioni. Un individuo con scompenso cardiaco non è un individuo finito: con l’aiuto di un cardiologo che elaborerà un adeguato programma terapeutico, può svolgere una regolare vita di relazione. Il cardiologo innanzitutto cercherà di stabilire, se non sono note, le cause di tale patologia e valuterà il grado di insufficienza cardiaca. A questo punto, stabilendo una adeguata collaborazione con il paziente, imposterà un programma terapeutico. Infatti, è importante che il malato e la sua famiglia comprendano la malattia che devono affrontare, riconoscano le fasi di instabilizzazione ed eventuali sintomi preoccupanti e siano coinvolti adeguatamente nella cura.

 

Le terapie prescritte devono essere seguite scrupolosamente: eventuali modifiche della terapia e del dosaggio dei farmaci devono essere concordate con il medico curante, altrimenti si incorre nel rischio di complicanze anche serie (ad esempio edema polmonare acuto). L’inadeguata o mancata aderenza alla terapia comporta il 60% di instabilizzazioni della malattia. Dubbi, perplessità sulla terapia ed eventuali effetti indesiderati devono essere segnalati al proprio medico e si devono richiedere i chiarimenti necessari per evitare rischi inutili. Devono periodicamente essere eseguiti controlli cardiologici, spesso comprensivi di ecocardiogramma, e controlli di alcuni esami del sangue, come azotemia, creatininemia, elettroliti ed eventualmente digossinemia, poiché alcuni farmaci influenzano questi parametri. L’attività fisica non è proibita, se non in gravi condizioni: è ormai accertato che le normali attività quotidiane, camminare o andare in bicicletta in pianura non sono controindicate in casi di scompenso lieve, anzi, migliorando il grado di allenamento, riducono il lavoro cardiaco. Occorre pertanto svolgere attività piacevoli che non inducano sintomi, mentre sono sconsigliati sport competitivi e faticosi. Le infezioni sono uno dei fattori precipitanti lo scompenso, soprattutto negli individui più compromessi e più anziani. Vanno quindi evitate situazioni a rischio (contatti con persone influenzate, sbalzi di temperatura, trascuratezza di eventuali focolai di infezione, ecc.) ed occorre intervenire con un eventuale programma di vaccinazione antinfluenzale e con adeguata terapia antibiotica quando richiesto. Inoltre vanno controllate eventuali patologie associate come il diabete, l’ipertensione arteriosa, l’ischemia miocardica, le aritmie, la bronchite cronica: il mancato controllo di questi fattori può far precipitare lo scompenso. Sembrerà superfluo porre l’accento su una adeguata informazione del malato e dei suoi familiari: tutto questo permette un controllo dello scompenso cardiaco pressoché ottimale e riduce solo a momenti particolari la necessità di ospedalizzare il paziente.

LO SCOMPENSO CARDIACO

 

Lo scompenso cardiaco è una condizione clinica complessa caratterizzata dal fatto che il cuore presenta difficoltà a svolgere la sua normale funzione meccanica che consiste nel riempirsi di sangue e nel pomparlo in periferia, distribuendo ossigeno e sostanze nutritive a tutti gli organi. I sintomi principali sono la stanchezza., la difficoltà respiratoria e la ritenzione di liquidi. Nel nostro paese ci sono circa 500.000 soggetti affetti da scompenso cardiaco, e 100-150.000 nuovi soggetti sono affetti ogni anno da questa patologia 3-4.

 

 

Se negli ultimi 30 anni si è assistito ad una diminuzione della prevalenza delle malattie cardiovascolari, al contrario, per quanto riguarda lo scompenso cardiaco, si è registrato un aumento della sua prevalenza. Nel nostro paese per esempio, mentre la tendenza dei ricoveri ospedalieri per eventi coronarici maggiori negli anni 1996-2001 erano in riduzione, quelli per scompenso cardiaco erano in progressiva crescita. Le cause che possono giustificare un incremento dell’incidenza dello scompenso, cioè dei nuovi casi, possono individuarsi nell’invecchiamento della popolazione generale, nella riduzione della mortalità nelle fasi acute dell’infarto miocardio, nell’aumento della prevalenza di condizioni cliniche predisponenti come il diabete, l’ipertensione, l’obesità. Chi ha problemi di insufficienza cardiaca presenta una facile affaticabilità e la comparsa di affanno per attività che prima svolgeva senza problemi: è questo il segnale che la funzione di pompa del cuore è alterata. In casi gravi, questo comporta difficoltà di respirazione se sdraiati, gonfiori alle caviglie e alle gambe, debolezza, talvolta palpitazioni. Un individuo con scompenso cardiaco non è un individuo finito: con l’aiuto di un cardiologo che elaborerà un adeguato programma terapeutico, può svolgere una regolare vita di relazione. Il cardiologo innanzitutto cercherà di stabilire, se non sono note, le cause di tale patologia e valuterà il grado di insufficienza cardiaca. A questo punto, stabilendo una adeguata collaborazione con il paziente, imposterà un programma terapeutico. Infatti, è importante che il malato e la sua famiglia comprendano la malattia che devono affrontare, riconoscano le fasi di instabilizzazione ed eventuali sintomi preoccupanti e siano coinvolti adeguatamente nella cura.

 

Le terapie prescritte devono essere seguite scrupolosamente: eventuali modifiche della terapia e del dosaggio dei farmaci devono essere concordate con il medico curante, altrimenti si incorre nel rischio di complicanze anche serie (ad esempio edema polmonare acuto). L’inadeguata o mancata aderenza alla terapia comporta il 60% di instabilizzazioni della malattia. Dubbi, perplessità sulla terapia ed eventuali effetti indesiderati devono essere segnalati al proprio medico e si devono richiedere i chiarimenti necessari per evitare rischi inutili. Devono periodicamente essere eseguiti controlli cardiologici, spesso comprensivi di ecocardiogramma, e controlli di alcuni esami del sangue, come azotemia, creatininemia, elettroliti ed eventualmente digossinemia, poiché alcuni farmaci influenzano questi parametri. L’attività fisica non è proibita, se non in gravi condizioni: è ormai accertato che le normali attività quotidiane, camminare o andare in bicicletta in pianura non sono controindicate in casi di scompenso lieve, anzi, migliorando il grado di allenamento, riducono il lavoro cardiaco. Occorre pertanto svolgere attività piacevoli che non inducano sintomi, mentre sono sconsigliati sport competitivi e faticosi. Le infezioni sono uno dei fattori precipitanti lo scompenso, soprattutto negli individui più compromessi e più anziani. Vanno quindi evitate situazioni a rischio (contatti con persone influenzate, sbalzi di temperatura, trascuratezza di eventuali focolai di infezione, ecc.) ed occorre intervenire con un eventuale programma di vaccinazione antinfluenzale e con adeguata terapia antibiotica quando richiesto. Inoltre vanno controllate eventuali patologie associate come il diabete, l’ipertensione arteriosa, l’ischemia miocardica, le aritmie, la bronchite cronica: il mancato controllo di questi fattori può far precipitare lo scompenso. Sembrerà superfluo porre l’accento su una adeguata informazione del malato e dei suoi familiari: tutto questo permette un controllo dello scompenso cardiaco pressoché ottimale e riduce solo a momenti particolari la necessità di ospedalizzare il paziente.