SINDROME METABOLICA

 

Nonostante i progressi nel trattamento delle malattie cardiovascolari, queste rimangono ancor oggi la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Nella Figura 1 sono evidenziati i dati degli Stati Uniti tratti dal Survey data from the Centers for Disease Control National Center for Health Statistics.

 

 

I piu’ importanti fattori di rischio cardiovascolare sono oggi rappresentati dall’obesita’ addominale, dislipidemia , resistenza insulinica, intolleranza glucidica e dall’ipertensione. Anche se il trattamento con statine nei pazienti a piu’ elevato rischio cardiovascolare ha ridotto del 25% l’incidenza di eventi cardiovascolari, circa il 20% dei pazienti in trattamento presentavano un 20% di probablita’ di avere un evento cardiovascolare maggiore a 5 anni (1).

 

 

L’ipercolesterolemia, l’ipertensione ed il fumo sono situazioni ben conosciute di aumentato rischio cardiovascolare, ma emergono oggi nuovi e forse piu’ potenti fattori di rischio, tra cui l’obesita’ addominale, il basso livello di colesterolo HDL, l’ipertrigliceridemia e la resistenza insulinica, l’aumento degli indici di infiammazione, la produzione di adipochinine (sostanze prodotte dal tessuto adiposo). Ovviamente , nell’ambito di una corretta prevenzione , una terapia appropriata ed aggressiva č essenziale per la riduzione del rischio per il paziente di malattia CV. Un corretto stile di vita dovrebbe essere sempre il primo approccio; associato a questo la farmacoterapia dovrebbe avere effetti benefici sull’ intolleranza al glucosio, obesita’, ipertensione, dislipidemia. Il trattamento dovrebbe essere indirizzato verso tutte le componenti della sindrome e non verso le singole componenti (2). La sindrome metabolica rappresenta oggi una situazione con impatto prognostico sfavorevole sulle malattie cardiovascolari. In figura 3 e’ rappresentata la definizione secondo i criteri della Federazione Internazionale per il Diabete (International Diabetes Federation 2005).

 

 

 

Nella Fig. 4 sono presentati i criteri di normalita’ della circonferenza addominale attualmente seguiti (NCEP ATP-III) e quelli proposti recentemente dall’ International Diabetes Federation.

 

 

C’e’ da notare che nella nuova definizione proposta dall’ IDF (International Diabetes Federation) i nuovi criteri per la diagnosi di sindrome metabolica differiscono da quelli in uso dall’ NCEP ATP-III (National Cholesterol Education Program. Adult Treatment Panel III), sia per quanto riguarda i criteri di normalita’ della circonferenza addominale (8 cm in meno) sia per l’utilizzo di un criterio piu’ restrittivo della glicemia a digiuno (110 vs 100 mg%). Le varianti antropometriche differiscono sensibilmente tra le varie popolazioni, cosi che’ vi e’ un rischio aumentato nelle popolazioni asiatiche per valori di Body Mass Index ( BMI) a valori nettamente inferiori a quelli delle popolazioni Europee (4). Un aumentata circonferenza addominale e’ associata a multipli fattori di rischio cardiovascolare come mostrato nella figura 5; dislipidemia (5), resistenza insulinica, diabete tipo II (6)(7), sindrome metabolica (8).

 

SINDROME METABOLICA

 

Nonostante i progressi nel trattamento delle malattie cardiovascolari, queste rimangono ancor oggi la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Nella Figura 1 sono evidenziati i dati degli Stati Uniti tratti dal Survey data from the Centers for Disease Control National Center for Health Statistics.

 

 

I piu’ importanti fattori di rischio cardiovascolare sono oggi rappresentati dall’obesita’ addominale, dislipidemia , resistenza insulinica, intolleranza glucidica e dall’ipertensione. Anche se il trattamento con statine nei pazienti a piu’ elevato rischio cardiovascolare ha ridotto del 25% l’incidenza di eventi cardiovascolari, circa il 20% dei pazienti in trattamento presentavano un 20% di probablita’ di avere un evento cardiovascolare maggiore a 5 anni (1).

 

 

L’ipercolesterolemia, l’ipertensione ed il fumo sono situazioni ben conosciute di aumentato rischio cardiovascolare, ma emergono oggi nuovi e forse piu’ potenti fattori di rischio, tra cui l’obesita’ addominale, il basso livello di colesterolo HDL, l’ipertrigliceridemia e la resistenza insulinica, l’aumento degli indici di infiammazione, la produzione di adipochinine (sostanze prodotte dal tessuto adiposo). Ovviamente , nell’ambito di una corretta prevenzione , una terapia appropriata ed aggressiva č essenziale per la riduzione del rischio per il paziente di malattia CV. Un corretto stile di vita dovrebbe essere sempre il primo approccio; associato a questo la farmacoterapia dovrebbe avere effetti benefici sull’ intolleranza al glucosio, obesita’, ipertensione, dislipidemia. Il trattamento dovrebbe essere indirizzato verso tutte le componenti della sindrome e non verso le singole componenti (2). La sindrome metabolica rappresenta oggi una situazione con impatto prognostico sfavorevole sulle malattie cardiovascolari. In figura 3 e’ rappresentata la definizione secondo i criteri della Federazione Internazionale per il Diabete (International Diabetes Federation 2005).

 

 

 

Nella Fig. 4 sono presentati i criteri di normalita’ della circonferenza addominale attualmente seguiti (NCEP ATP-III) e quelli proposti recentemente dall’ International Diabetes Federation.

 

 

C’e’ da notare che nella nuova definizione proposta dall’ IDF (International Diabetes Federation) i nuovi criteri per la diagnosi di sindrome metabolica differiscono da quelli in uso dall’ NCEP ATP-III (National Cholesterol Education Program. Adult Treatment Panel III), sia per quanto riguarda i criteri di normalita’ della circonferenza addominale (8 cm in meno) sia per l’utilizzo di un criterio piu’ restrittivo della glicemia a digiuno (110 vs 100 mg%). Le varianti antropometriche differiscono sensibilmente tra le varie popolazioni, cosi che’ vi e’ un rischio aumentato nelle popolazioni asiatiche per valori di Body Mass Index ( BMI) a valori nettamente inferiori a quelli delle popolazioni Europee (4). Un aumentata circonferenza addominale e’ associata a multipli fattori di rischio cardiovascolare come mostrato nella figura 5; dislipidemia (5), resistenza insulinica, diabete tipo II (6)(7), sindrome metabolica (8).